Del Capello e del Fango. Riflessioni sul cinema by Daniele Dottorini

Del Capello e del Fango. Riflessioni sul cinema by Daniele Dottorini

autore:Daniele Dottorini
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788881019342
editore: Luigi Pellegrini Editore
pubblicato: 2012-11-12T05:00:00+00:00


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Le chiederei di chiarire un po’ il cambiamento della nozione di tempo a partire dal rapporto con il cinema.

Il cinema nacque in un periodo in cui si stava sviluppando una grande discussione filosofica, ma anche scientifica, sul concetto di tempo; erano gli anni della teoria della relatività, gli anni dell’idea di spazio-tempo; dunque c’era un intenso dibattito su questo concetto. Di questa discussione è figlio Bergson, ma anche nella letteratura, per esempio nell’opera di Proust e di tanti altri romanzieri di inizio secolo, si trovano le tracce di questa discussione. Da essa venne fuori la distinzione tra due forme di tempo. Da una parte, il tempo come parametro oggettivo, il tempo della scienza, il tempo matematizzato, che è anche il tempo cronologico della vita quotidiana, il tempo degli orologi. Dall’altra, c’è il tempo interiore, il tempo intimo, che è il tempo della nostra storia e della memoria, che è un altro tempo. Perché non può essere misurato o contato; è un tempo del quale abbiamo esperienza, un’esperienza interiore, qualitativa. Si potrebbe dire anche che c’è un tempo quantitativo, misurabile, e un tempo qualitativo, interno, che è il tempo della memoria, dell’oblio. Vedete che il primo tempo è quello della scienza, il secondo, invece, è il tempo proprio dell’arte, soprattutto dell’arte del romanzo. Dunque ci sono effettivamente due forme di tempo e due pensieri del tempo. Il cinema partecipa di questa discussione a partire dalla sua propria concezione della creazione del tempo, ma ciò che ho cercato di dire è che nel cinema stesso si trovano queste due concezioni del tempo. C’è un tempo che è il tempo costruito, il tempo del montaggio, il tempo controllato dalla fabbricazione delle sequenze, un tempo ottenuto a partire da parti, segmenti. Ma c’è un altro tempo, che è il tempo interno della sequenza, che non è montato a partire da frammenti, bensì è interno alla ripresa. Infine, il tempo è anche un piano sequenza, vale a dire che dilata l’immagine. Possiamo dirlo in modo più semplice: c’è un tempo che è costruito a partire dalla molteplicità di immagini e un tempo che è il tempo intimo di un’immagine. Voglio dire che il cinema è una sintesi di questi due tempi. Il cinema mostra che l’opposizione di Bergson non è reale, poiché si può inventare una sintesi laddove c’è una frattura; infatti, nei più grandi registi troviamo entrambi i tempi.

Nel cinema si trova il tempo costruito e montato e, all’interno di quel tempo costruito e montato, trovate la durata pura, qualcosa di dilatato, interiore, qualitativo. Così, in un grande film sovente si assiste ad una miscela tra un tempo che procede, a volte molto velocemente, e un tempo sospeso, un tempo che la stessa immagine arresta. Una durata qualitativa. Credo, allora, che il cinema crea una nuova sintesi temporale laddove la discussione sul tempo proponeva soltanto una contrapposizione. È una delle grandi capacità che ha il cinema.

Lei diceva ieri che il cinema ha un brutto rapporto con la matematica; tuttavia è innegabile che ci sono formule nel cinema.



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